Il guardiano della collina dei ciliegi di Franco Faggiani

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“Le radici di un albero restano là dove è nato, anche se ne viene tagliato il tronco, e sotto terra continuano a cercare avidamente di aggrapparsi a qualcosa, di vivere ancora. Non a caso dai vecchi ceppi a volte nascono nuovi germogli. Noi siamo uguali agli alberi”

Ai primi del Novecento il Giappone tenta sempre più di aggrapparsi al treno dell’Occidente che avanza, così l’imperatore Mutsuhito nel 1912 decide per la prima volta di inviare due atleti alle Olimpiadi di Stoccolma: uno di questi è il maratoneta Shizo Kanakuri che si presenta come uno dei favoriti alla vittoria finale.

Le maratone olimpioniche a quei tempi sono molto più dure di oggi, quasi eroiche, in quanto mancano calzature e abbigliamento adatti e sono vietati punti di ristoro lungo il percorso, nonostante si svolgano nel pieno della stagione estiva.

Quel giorno le condizioni di gara, a causa del gran caldo che stranamente si abbatte sulla Svezia, sono proibitive tanto che in gara muore il portoghese Francisco Lazaro.

Shizo al trentesimo chilometro è nel gruppetto dei primissimi, ma improvvisamente scompare. In Svezia diventerà un mito, una leggenda, e rimarrà tale fino al 1962 (50 anni dopo) quando si scopre che è vivo e vegeto, e si scopre che in quel 14 luglio 1912, stremato dalla fatica, non resiste e durante la gara si unisce ad una festicciola casalinga che incontra lungo la strada bevendo succo di frutta e addormentandosi sul divano. Svegliatosi molte ore dopo quando la gara è oramai terminata da un pezzo, per la vergogna riparte verso il Giappone senza annunciare nulla agli organizzatori. Di conseguenza, per le autorità svedesi risulterà scomparso per i successivi 50 anni.

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E fin qui la storia reale, i fatti.

Ma cosa è avvenuto a Shizo durante quei 50 anni? Io conosco la verità ma non ve la svelerò. Preferisco abbandonarmi e abbandonarvi al racconto di Franco Faggiani, ricco di poesia e di amore: il protagonista dopo diverse peripezie si stabilisce in una zona selvaggia e lontana del Giappone, in cui nell’anonimato sorveglierà amorevolmente una collina di bellissimi ciliegi, e dove impiegherà 50 lunghi e silenziosi anni per accettare che l’essere umano può espiare qualunque senso di colpa, e che ognuno di noi ha sempre una seconda possibilità.

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Un romanzo lento, dolce, delicato, raffinato, che fa entrare il lettore in una dimensione soprannaturale di pace, essenzialità e armonia tra il protagonista e la natura.

“Sono appagato, molto appagato. Salendo ho visto scorci bellissimi, ho sentito i muscoli rispondere agli ordini e il cuore battere con maggiore intensità. Ho ascoltato il rumore dei passi sul terreno, l’erba frusciare, e ho notato piccoli uccelli volare via all’improvviso. Oggi mi sono sentito diverso da ieri, signor Svein. Per il panorama poco importa; lei descrive così bene i luoghi che la mia fantasia riuscirà a immaginarli perfettamente”

A cura di Domingo Lupi

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